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Il paese

Pìzzoli (Pìzzuli in dialetto aquilano) è un comune italiano della provincia dell’Aquila in Abruzzo (Italy). Oggi il 50% del territorio comunale fa parte del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della LagaSituato ad un’altitudine di 740 m s.l.m., nella vallata del fiume Aterno le cui sorgenti si trovano sul suo territorio, conta 4.074 residenti, ma ha una popolazione attuale, comprensiva di domiciliati e studenti, superiore ai 7.000 abitanti (Istat 2012), presentandosi come il comune più popoloso dell’alto Aterno ed il secondo (dopo il capoluogo L’Aquila) dell’intera conca aquilana.

La cittadina è formata da cinque complessi abitativi:

Pizzoli (Rajolu nella tradizione locale), MarruciSan Lorenzo, Cermone e Cavallari. Questi ultimi due, dopo il recente sviluppo urbanistico, sono gli unici ad essere staccati dal resto dell’agglomerato.

Le sue origini sono antiche. A testimoniarlo vi sono molti reperti tra cui un recente monumento sepolcrale a pianta circolare, del tipo “a tumulo”, di pietre a secco, con un diametro di circa sei metri (inquadrabile nella prima età del Ferro e l’età Orientalizzante – prima metà dell’VIII sec. a.C.) ritrovata in località Scentelle, nei pressi del cimitero.  Vi era sepolta una ragazza, adolescente o di giovane età, certamente di famiglia di notabili, forse principi.

Nel suo corredo funebre vi era un autentico gioiello di straordinaria bellezza:  la Fibula di Pizzoli (bronzo – VIII sec. a.C. – oggi nel Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Villa Frigerj a Chieti – Fibula è il nome latino della fibbia o spilla, utilizzata per assicurare le vesti sulle spalle ed alla vita).

E’ da sempre è stato considerato terra di confine. Prima come terra di migrazioni delle popolazioni picene poi in epoca pre-romana divenne terra di confine tra i Sabini e i Vestini; seguì le sorti della città di Amiternum identificata in epoca augustea come IV Regio “Sabina e Sannio” (sorge infatti vicino ai resti della antica città sabina e probabilmente ne era un sobborgo). Dopo la decadenza romana, sul territorio si distribuirono molte ville che per tutto l’alto medioevo subirono un progressivo abbandono. In questo periodo fece parte del patrimonio dell’Abbazia di Farfa e delle diocesi prima Amiternina e poi Reatina.

Nel VI secolo, in località San Lorenzo, intorno alla personalità di Sant’Equizio, le cui spoglie oggi sono custodite nella locale abbazia, nasce una comunità premonastica che si consolidò in nucleo abitato nonostante le incursioni saracene e la dominazione Longobarda.

Nel Medio Evo segui le sorti delle altre contrade e ha partecipato  alla fondazione della città di L’Aquila (Pizzolum habet focus 177) ed in particolare al quartiere di San Pietro costruendo la Chiesa di San Lorenzo.

Nel 1575 il territorio fu acquistato da Ferrante de Torres, i cui discendenti lo tennero finché il feudalesimo fu abolito nel 1809. La famiglia de Torres costruì il bellissimo palazzo che sovrasta il paese e che ancora oggi, accuratamente restaurato, è possibile ammirare.

Nel 1703 il suo territorio fu epicentro di un fortissimo terremoto: il patrimonio edilizio fu quasi completamente raso al suolo (anche perché era composto da edilizia povera e di poca consistenza), vi perirono molti dei suoi abitanti e si aprirono tre grosse fenditure nel terreno.

Per la sua vicinanza alla città dell’Aquila vi si stanziarono da sempre truppe di passaggio non ultimi i Francesi nell’Ottocento ed i Tedeschi nell’ultima guerra che stabilirono il loro comando di zona proprio nel castello De Torres.

Anche durante il periodo fascista fu considerato territorio di confine: qui, infatti, dal giugno 1940 fino all’ottobre 1943 fu mandato Leone Ginzburg,  assieme alla moglie Natalia Levi Ginzburg e ai figli, Carlo, Andrea e Alessandra, condannato dal Tribunale Speciale per antifascismo. Leone in “Lettere dal confino” e Natalia in “Inverno in Abruzzo” ricordano la loro vita in paese: “monotona, a volte odiata, a volte amata”. Ricorda la bottega di Girò, i colloqui di Leone con il giovane Vittorio Giorgi (poi partigiano, sindacalista, sindaco di Pizzoli per più di vent’anni e deputato per più legislature) e Attilio il fabbro. Alla famiglia Ginsburg è dedicata la Biblioteca comunale.

Il 6 aprile 2009, insieme a tutto il territorio aquilano, ha subito una tremenda scossa di terremoto che, per fortuna, non ha generato vittime e danni particolari.

La cucina Pizzolana è il trionfo della naturalità e del buongusto radicato delle origini contadine e pastorali della gente di montagna. Da esse ha ereditato una grande varietà di formaggi, come caciotte, giuncate e il famoso “pecorino di Pizzoli“. Le saporite carni d’agnello e di castrato dalle quali si ricavano i famosi “arrosticini“, una delle fonti economiche della zona.  Il piacere per i salumi, come il prosciutto, la lonza, la coppa, le salsicce di carne e quelle ancor più rare “salsicce di fegato“. Infine per i gustosi legumi, come le lenticchie, i fagioli, i ceci e le “cicerchie”. Saporitissimi perché coltivati solo in terre aride. Antico cibo dei pastori è la “pecora alla cottura“; carne di pecora cotta con vari odori ed erbe aromatiche che le conferiscono un sapore unico.

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